Delocalizzazioni, frontalieri e speculazioni a breve termine, una fine preannunciata

La Giorgio Armani Swiss Branch, è in procinto di ristrutturare radicalmente la sua attività in Ticino presso la sua sede di Mendrisio. L’impressione è che abbiano approntato un piano silente per cercare di sviare, almeno in parte, gli impegni assunti con il Cantone e i sindacati per licenziare buona parte del personale. Inizialmente si parlava di una delocalizzazione di 30 posti di lavoro presso la sede di Milano. Oggi si apprende invece che tale cifra è destinata a quadruplicare a 130 effettivi. Il noto brand del lusso colpevolizza la futura riforma III dell’imposizione delle imprese come una delle principali cause del riassestamento della struttura elvetica, oltre alle problematiche legate al rapporto di cambio, e alle difficoltà dei mercato russo e cinese.

Questi segnali ci fanno capire come in passato si sia optato per una promozione economica che verteva su basi fragili, basate quasi esclusivamente sull’allettante vantaggio fiscale che il Cantone garantiva alle nuove imprese. È pur vero che in passato

il quadro economico e sociale del nostro Cantone era differente, ma oggi ci si rende conto che nostre Istituzioni non sono state in grado di adattare il concetto di promozione economica in base all’evoluzione congiunturale del nostro Cantone. Se valutiamo le numerose imprese attirate dall’estero, ci rendiamo conto che la maggior parte di esse hanno trasferito attività già consolidate a basso valore aggiunto, prediligendo il settore della logistica e della produzione affidata soprattutto a personale frontaliero. L’attuale cambiamento congiunturale e normativo rischia di generare un flusso inverso poiché per un’azienda a basso valore aggiunto è indifferente produrre in Svizzera o in Italia. Questo concetto rende chiara l’idea che molte aziende hanno valutato unicamente l’aspetto fiscale senza una reale volontà di insediarsi in Svizzera per sviluppare la propria attività.

Le recenti notizie ci fanno capire che è giunto il momento di ridefinire la nostra strategia di promozione economica. Le nostre Istituzioni devono puntare maggiormente ad attirare imprese attive nei servizi e prodotti ad alto valore aggiunto. Sono convinto che questa sia la direzione corretta, sfruttando anche la recente riforma dell’imposizione delle imprese che prevede nuovi strumenti come i “licence box” che consentono un’imposizione privilegiata dei redditi generati dalla proprietà intellettuale. L’attuale contesto non ci permette più di attirare aziende solo tramite uno sgravio fiscale temporaneo, poiché, come dimostra la Giorgio Armani, gli effetti sono spesso limitati. Per il futuro sarà necessario puntare più sulla qualità che sulla quantità dando priorità ad aziende innovative che possano sfruttare maggiormente le risorse del nostro mercato interno, in particolare per il capitale umano, dove abbiamo scuole che ogni anno sfornano ingegneri, economisti e personale specializzato, e nella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, un settore che ha sempre contraddistinto l’attività industriale elvetica.

Marco Bortolin, economista

Candidato al consiglio comunale di Lugano