Negli ultimi anni, gli sforzi della politica estera Svizzera sono sempre più concentrati nella ricerca di un accordo quadro con l’Unione Europea. Questo aspetto assorbe i principali sforzi del Consiglio federale e in particolare del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Non stupisce, dunque, che il nostro paese non è considerato come uno degli attori principali in grado di influenzare le strategie economiche globali e ciò nonostante l’alta considerazione della Svizzera legata al suo naturale ruolo di paese neutrale sede delle più importanti organizzazioni internazionali. La globalizzazione è un processo inarrestabile e sempre di più è necessario avere buoni contatti con l’estero per cercare di salvaguardare gli interessi del nostro paese.
Recentemente è stata data notizia che il fondo sovrano della Norvegia GPFG (Government Pension Found Global) sia ormai diventato il terzo più grande investitore estero in Svizzera. Il fondo sovrano è ormai presente in più di un centinaio di aziende con un investimento complessivo di circa 30 miliardi di franchi. Il fondo sovrano norvegese è considerato il maggiore al mondo, esso è stato creato nel 1990 e al momento ha valore di mercato di 836 miliardi di franchi; gestito direttamente dalla Banca centrale (Norges Bank) esso viene alimentato dai redditi del commercio del petrolio. Un altro fondo sovrano noto alle nostre latitudini è il fondo Temasek di Singapore, costituito nel 1974 con un valore attuale di 185 miliardi di franchi. Gestito direttamente dal Ministero delle finanze, questo fondo investe principalmente nell’economia asciatica e nelle società di partecipazioni statali rappresentando quasi il 63% del prodotto interno lordo della città stato di Singapore.
Chiaramente uno dei principali obiettivi dei fondi sovrani è il conseguimento di rendimenti da ridistribuire al paese, anche se non si può negare che questi veicoli d’investimento hanno anche degli obiettivi a lungo termine. Uno dei vantaggi maggiori è l’influenza economica del paese all’estero, spesso, infatti, i fondi sovrani sono considerati il braccio economico della politica estera diventando dei veri e propri lobbisti sulle altre economie. Gli investimenti dei fondi sovrani sono di fatto interessanti partecipazioni finanziarie nelle maggiori società estere con la possibilità di influenzare la loro politica aziendale negli interessi dell’azionista, ovvero lo stato che controlla il fondo. Un esempio su tutti è la partecipazione di 4.1 miliardi di dollari in Citigroup da parte del fondo sovrano del Kuwait.
Da tempo si discute sull’opportunità di creare un fondo sovrano svizzero anche se le opinioni in proposito divergono. A ben vendere, sappiamo che oggi la BNS ha importanti riserve in valuta estera pari a circa CHF 560 miliardi di franchi generate della politica monetaria espansiva che persegue l’obiettivo di indebolire la nostra valuta a garanzia della stabilità dei prezzi. Queste riserve sono, al momento, allocate a bilancio e generano scarso utile poiché il mandato della BNS è chiaro, e impone una politica monetaria indipendente e non influenzabile da fattori esterni come partecipazioni dirette in società private estere. Contrario a tale iniziativa è l’organizzazione mantello Economiesuisse, che giudica ingerente l’utilizzo delle riserve valutarie della BNS ai meri fini di un miglior risultato economico palesando, inoltre, una possibile perdita d’indipendenza della banca centrale che sarebbe condizionata dalle scelte d’investimento del fondo.
Nonostante sia un fermo sostenitore della politica monetaria indipendente della nostra Banca nazionale, è corretto valutare anche gli aspetti positivi nella creazione di un fondo sovrano svizzero poiché è innegabile che al momento sussistano buoni presupposti nella sua creazione. Grazie all’attuale livello dei tassi d’interesse sarebbe auspicabile la creazione di un fondo sovrano svizzero autonomo tramite il conferimento di una parte delle citate riserve. Questa manovra permetterebbe di alleggerire la pressione sulla BNS nella gestione della sua politica monetaria, e diminuirebbe le perdite dovute al rapporto di cambio, una possibilità caldeggiata dal sistema bancario.
A mio parere questo conferimento non pregiudicherebbe l’indipendenza della nostra Banca centrale che potrebbe invece concentrarsi su una politica monetaria più incisiva e meno legata alle elevate riserve accumulate finora favorendo, inoltre, una futura politica monetaria restrittiva. Tuttavia è bene ricordare che il maggior obiettivo dovrebbe essere a lungo termine per ottenere una maggior influenza Svizzera sulle scelte economiche e politiche verso l’estero. Anche se è vero che la maggior parte di fondi sovrani è alimentata dalle risorse naturali dei vari paesi, la Svizzera ha il vantaggio di avere una solida e importante economia che genera interessanti risorse finanziarie. Tramite una struttura autonoma e dissociata dalle politiche monetarie, questo particolare veicolo d’investimento permetterebbe alla Svizzera di poter investire maggiormente all’estero con l’obiettivo di tutelare e difendere gli interessi del nostro paese, esso permetterebbe di aver maggior peso nelle trattative sugli accordi bilaterali migliorando sensibilmente efficacia della piazza economica Svizzera sul resto del mondo. Come anticipato, oggi è sempre più importante disporre di fitta rete di contatti all’estero, cosa che riesce difficile al DFAE, grazie ad un fondo sovrano, si avrebbe la possibilità di dare maggior incisività alla nostra politica estera sostituendo, in parte, i rapporti politici con i rapporti economici.
di Marco Bortolin, economista