E alla fine fu la deflazione

Da diverso tempo imperversa una guerra globale che coinvolge tutte le principali economie mondiali, i fanti di questa battaglia sono le banche centrali che a turno cercano di avvantaggiarsi abbassando il costo della loro moneta. Lo scopo principale di questo feroce conflitto è quella di innescare una crescita economica che permetta al paese di uscire dalla lunga e imperversante crisi economica. Abbassare il costo del denaro dovrebbe permettere di aumentare le esportazioni generando un circolo virtuoso che dovrebbe migliorare anche i consumi interni auspicando un aumento dell’inflazione, che fino a qualche anno fa, era un problema da combattere. L’ultima arma utilizzata dalla Banche Centrali è quella dei famigerati interessi negativi. La nostra Banca Nazionale Svizzera li ha già introdotti da oltre un anno nella speranza di combattere il costante aumento del Franco Svizzero. A seguire è intervenuta la Banca Centrale Europea e la FED ha già minacciato la stessa misura. In concreto questo significa che per poter beneficiare di un risparmio in Franchi Svizzeri, si deve pagare un premio. Tuttavia a conti fatti, queste misure impopolari non riescono a sorbire gli effetti sperati, tanto che la Svizzera si trova in una fase di inflazione negativa, o più semplicemente in un periodo di deflazione.

La deflazione è sovente presentata come la fase congiunturale più negativa, poiché si genera un circolo vizioso dovuto all’abbassamento dei prezzi dei beni e dei servizi. Anche se ad un primo sguardo un calo generalizzato dei prezzi, può apparire come un fatto positivo, a lungo termine, sussiste il concreto rischi di far scivolare l’economia in una pesante recessione. Una costate fase discendente dei prezzi spinge le società ed i privati a rimandare gli investimenti aspettandosi un’ulteriore discesa dei prezzi. Questo meccanismo riduce drasticamente le vendite che hanno come impatto un forte aumento dell’offerta contro una diminuzione della domanda. Se le aziende non riescono a vendere i propri prodotti, tenderanno a delocalizzare e a licenziare il personale che a sua volta avrà ancora meno disponibilità finanziaria per poter acquistare altri prodotti. E fu così che le manovre belliche di salvataggio delle economia ha sortito un effetto inverso.

Il problema principale di questo fallimento risiede nel fatto che le politiche monetarie espansive non sono giunte all’economia reale. L’immensa liquidità introdotta sul mercato, si è fermata nel sistema finanziario che ha approfittato del basso costo del denaro per acquistare titoli di stato garantiti. Di fatto il vantaggio di un basso costo del denaro, non è stato trasferito ai consumatori e alle impresse che trovano ancora delle difficoltà nel reperire dei crediti, questo soprattutto in Europa. Fortunatamente, nel nostro paese, il meccanismo di incentivazione al consumo e all’investimento ha funzionato meglio. Analizzando lo scorso anno, ci rendiamo conto che la Svizzera non ha subito una reale recessione nonostante il periodo di deflazione e di tassi negativi. L’economia nazionale è riuscita a reggere meglio poiché essa è basata prevalentemente sulla produzione di beni e sevizi ad alto valore aggiunto, per i quali è necessario investire in capitale umano e nella ricerca e sviluppo. Sono tuttavia convinto che sarebbe bene trovare delle soluzioni immediate al problema della deflazione, poiché un periodo prolungato pesare negativamente sulla congiuntura del paese. Già oggi numerose aziende hanno annunciato piani di riduzione del personale e degli investimenti per poter assicurare la sopravvivenza dell’azienda ad un Franco Svizzero ancora troppo forte. Come anticipato, le armi a disposizione della Banca Nazionale Svizzera sono di fatto esaurite. Toccherebbe quindi alla politica trovare misure e varare riforme che permettano di incentivare l’economia affinché si riesca ancora a compensare l’elevato costo del denaro, con la vendita di prodotti ad alto valore aggiunto che permetta alle aziende di mantenere le risorse per crescere e svilupparsi anche in futuro.

Di Marco Bortolin, Economista
Candidato al Consiglio Comunale di Lugano
per la Lega dei Ticinesi